giovedì 5 aprile 2012

MITI DELL'ADE

Ai tempi delle leggende, c’era un uomo di nome Cerbero che faceva il guardiano di una vigna, sull’isola di Creta. Lo aveva messo là il vignaiolo, perché la vigna si stendeva lungo una strada in salita, e spesso quelli che passavano, per dissetarsi, prendevano dei grappoli d’uva.
Un giorno, camminando lungo la strada, arrivò un uomo alto, grande, dai lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.All'inizio della si fermò, e disse a Cerbero:
"Posso prendere un grappolo di quest’uva dolce e fresca, amico? La salita è dura, e ho molta sete."Cerbero che stava davanti a lui nella vigna, rispose:
"Preferirei che mi spuntasse una coda di drago, piuttosto che lasciarti prendere un grappolo d’uva!"
L’uomo riprese a salire per la strada, a testa bassa, senza dire nulla.
Cerbero, a qualche passo di distanza, risaliva il pendio, per sorvegliare il pellegrino. A metà vigna l’uomo si fermò, e disse:
"Lasciami prendere un grappolo d’uva, Cerbero. Prenderò soltanto uno di quelli piccoli. Il caldo è terribile, e non ho più una goccia d’acqua da bere."
Cerbero, benché stupito che quell’uomo conoscesse il suo nome, rispose:
"Piuttosto che lasciartelo prendere, vorrei dei serpenti che mi spuntassero dalla schiena!" L'uomo senza dire altro riprese a salire e Cerbero, nella vigna saliva con lui
Il caldo era davvero terribile, e il guardiano, salendo, sudava e ansimava. In cima alla vigna l’uomo si fermò.Stranamente, sembrava che non fosse affaticato.
" Non c’è un filo d’aria " disse:
" Cerbero, per cortesia, lascia che prenda qualche acino d’uva, solo quelli che staranno nel palmo della mia mano".Tese avanti una mano, aperta verso l'alto, il palmo splendeva nell'aria come fosse d'oro. Sebbene stupito, Cerbero rispose: "Meglio avere tre teste di cane che lasciarti prendere gli acini di quest'uva".        
A quel punto successe una cosa strana: dal palmo della mano la luce si diffuse su tutto il corpo del pellegrino, fino ai capelli, che brillavano come una matassa di sole nell’azzurro del cielo.
" Cerbero, uomo scortese e crudele! " disse il personaggio luminoso.
" Io sono Apollo, Dio del sole, e voglio punirti per quello che hai fatto! Che siano vere le cose che hai detto, però lontano dalla mia luce!"
All’improvviso Cerbero fu trascinato da un vortice e sprofondato nel terreno che si aprì sotto di lui come se fosse acqua, e si trovò in una spelonca profonda e buia.
Non era più un uomo: era diventato un mostro dalle tre teste di cane, la coda di drago, e venti serpenti inquieti e sibilanti gli spuntavano dalla schiena.
Non parlava: abbaiava e latrava. Restò là per sempre, a fare la guardia alle profondità dell’Ade, il regno dei morti.


  
Cerbero è raffigurato da un cane a tre teste che simboleggiano la distruzione del Passato, Presente e Futuro. Per placare  i suoi terribili latrati i defunti gli offrivano del miele,posto nella tomba alla loro morte.

IL MITO AMORE E PSICHE

IL MITO PIU' BELLO
Un re e una regina avevano tre figlie. Le due maggiori erano andate spose a predendenti di sangue reale, ma la più piccola, di nome Psiche, era talmente bella che nessuno osava corteggiarla, tutti l'adoravano come fosse una dea e alcuni credevano si trattasse dell'incarnazione di Afrodite sulla terra. Afrodite sentendosi trascurata e offesa a causa di una mortale, pensò di vendicarsi con l'aiuto di suo figlio Amore (Eros) e delle sue frecce amorose. La vendetta di Afrodite consisteva di far innamorare Psiche dell'uomo più sfortunato della terra, con il quale doveva condurre una vita di povertà e di dolore. Amore accettò subito la proposta della madre ma, appena vide Psiche, rimase incantato dalla sua bellezza e confuso dalla splendida visione fece cadere sul suo stesso piede la freccia preparata per Psiche,cadendo così vittima del suo stesso inganno. Si innamorò perdutamente della giovane e con l’aiuto di Zefiro, il vento dell'ovest,una notte  la rapì conducendola in un luogo incantato. Psiche si svegliò quando sorse il sole e guardandosi intorno vide un torrente che scorreva all'interno di un boschetto, sulle rive di questo torrente s'innalzava un palazzo d'aspetto nobile che sembrava quello di un dio. La giovane entrò nel palazzo e dentro vi trovò immense ricchezze e tesori provvenienti da ogni parte del mondo...domandandosi di chi fossero tutti quei beni preziosi  delle voci gli risposero che era tutto suo e che loro erano al suo servizio.
Giunta la sera lei si coricò su un giaciglio e sentì un'ombra che riposava al suo fianco, si spaventò ma subito dopo, sentì una voce mormorarle che lui era il suo amante e che non doveva chiedere chi fosse ma soprattutto non cercare mai di guardarlo, accontentandosi solo del suo amore.Tutte le notti Amore si recava a trovarla e per tutta la notte si scambiavano parole d'amore ma prima che l'alba arrivasse, il misterioso amante spariva. Una notte però la curiosità ebbe il sopravvento nella giovane e mentre Amore dormiva accese una lampada per guardarlo, Amore si destò, vedendosi scoperto fuggì e non tornò più.

Allora il magnifico luogo dove si trovava Psiche perse ogni seduzione e divenne arido e brullo.
Psiche, abbandonata a causa della sua colpa, pensò di uccidersi gettandosi in un fiume, ma la corrente, impietositasi, la riportò sulla riva. Così iniziò a cercare inutilmente per il mondo il suo amore.
Eros, invece, tormentato dallo stesso dolore di Psiche, trovò rifugio presso la dimora materna.
Afrodite, quando seppe che suo figlio aveva osato amare una mortale, che era anche sua rivale, non potendo fare niente di male al figlio pensò di vendicarsi su Psiche. Con il permesso di Zeus
, mandò Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita come nemica degli dei, e che il premio per la sua cattura sarebbero stati sette baci che la stessa dea avrebbe donato.
La notizia giunse fino alle orecchie di Psiche, che decise di andare sull'Olimpo a chiedere perdono. Afrodite la fece flagellare adducendo che era la giusta punizione di una suocera addolorata.
Psiche divenne sua schiava, e inutilmente la giovane si rivolse a Demetra
ed a Era  perché la difendessero dall'odio della dea che continuava a perseguitarla dandole i compiti più ingrati e difficili. Le fu ordinato di dividere un cumulo di grano, orzo, miglio e altri semi, e separare un mucchio di perle in base alla dimensione, ma le formiche la aiutarono facendo gran parte del lavoro.
Un'altra volta la dea le ordinò di portarle il vello dorato dei montoni selvaggi, ma le canne che crescevano lungo il fiume le dissero che i montoni, verso sera, dormivano estenuati dal calore della giornata e che quindi era più facile avvicinarli.
Psiche riuscì quindi anche in questa impresa. Afrodite pretese una giara di acqua gelata dello Stige, dove viveva un drago, ma fu l'aquila di Zeus a compiere la missione per lei. Alla fine la dea chiese a Psiche di portare un vaso nel mondo sotterraneo a Persefone
, affinché vi mettesse un po' della sua bellezza, perché la dea dell'amore aveva consumato la sua nel curare il figlio.
Psiche non sapeva dove andare, quando vide una torre, pensò che da lì avrebbe potuto buttarsi per porre fine alla sua vita. Ma la torre stessa le parlò indicandole l'entrata del mondo sotterraneo.
La bella Psiche che, pur essendo ancora viva, dovette pagare a Caronte
, il traghettatore degli inferi, due volte (l'andata e il ritorno) per entrare nel palazzo di Persefone, . La dea la accolse con cortesia, prese il vaso e lo riempì.
Psiche poté così tornare nel mondo dei vivi ma, dopo tutto quello che aveva subito, non riuscì a resistere alla tentazione di aprire il vaso e prendere un po' della bellezza contenuta per sé.
Il vaso, non appena lo aprì, si rivelò vuoto e Psiche cadde a terra in un sonno profondo.
Quando Amore seppe di quello che stava succedendo, riuscì a eludere la sorveglianza della madre e a ritrovare Psiche. La rianimò e la fanciulla riconsegnò il vaso ad Afrodite.
  Zeus decise di aiutare i due innamorati, e  decretò che il matrimonio tra Amore e Psiche poteva essere celebrato. Psiche fu portata sull'Olimpo e furono celebrate le loro nozze alla presenza di tutti gli dei, ma prima Amore le fece bere l'ambrosia, rendendola immortale, e placando finalmente la gelosia di Afrodite.
Amore e Psiche avevano trovato la felicità, dalla loro unione nacque una splendida femminuccia alla quale fù dato il nome di Voluttà.

IL MITO DI CASSIOPEA

La regina Cassiopea, moglie di Cefeo re di Etiopia, era bella ma anche arrogante e vanitosa; queste ultime due caratteristiche la portarono alla sua caduta.
Cassiopea, una delle ninfe figlie del dio del mare Nereo, si vantò di essere la più bella delle Nereidi offendendo il dio Poseidone
, che aveva sposato un'altra Nereide: Anfitrice.
Le Nereidi chiesero a Poseidone di punire la superbia di Cassiopea e il dio le accontentò mandando il mostro Cetus a devastare l’Etiopia.
Per ammansire Poseidone, un oracolo disse al re Cefeo che doveva offrire sua figlia Andromeda
in sacrificio al mostro. Andromeda fu incatenata a uno scoglio in riva al mare e lasciata lì ad attendere impotente il suo destino.
Perseo di ritorno dall'impresa che lo aveva visto decapitare Medusa, vide Andromeda, s’innamorò di lei e chiese a Cefeo la sua mano se fosse riuscito ad uccidere il mostro.
Cefeo dette il suo consenso.
Perseo uccise il mostro, i sovrani gioirono e dovettero acconsentire al matrimonio della figlia con l'eroe ma Cassiopea, gelosa, tramò contro Perseo che scoprì il complotto ed uccise i suoi nemici.
 Perseo e Andromeda, dopo la morte di Cassiopea e Cefeo, divennero il re e la regina del popolo di Argo.
La vanitosa Cassiopea, dopo la sua morte, fu trasformata in in un raggruppamento di stelle  poste nella Via Lattea tra le costellazioni di Cefeo e di Andromeda, tuttavia fu, per sempre, legata ad una sedia.
A causa dell’inimicizia tra lei e le Nereidi e per darle una lezione di umiltà, è stata posta vicina alla stella polare, condannata a girare per sempre intorno al polo celeste, trovandosi così a volte a testa in giù, in una posizione poco dignitosa.
La costellazione di Cassiopea (in latino Cassiopeia) somiglia alla sedia che in origine rappresentava uno strumento di tortura. La nereide non è sempre rappresentata legata alla sedia, in alcuni disegni ci viene mostrata mentre tiene uno specchio, simbolo della sua vanità, in altri tiene una foglia di palma, un simbolismo che non è di chiara interpretazione.




mercoledì 4 aprile 2012

RICETTE AL...RISPARMIO


POLPETTE DI PANE AL SUGO

Ingredienti: Midolla di pane raffermo,latte,1uovo,pecorino,prezzemolo,aglio,polpa di pomodoro,cipolla,capperi.olio per friggere.
Ammolare la midolla di pane nel latte,creare un composto omogeneo e aggiungere prezzemolo e aglio tritati,l'uovo , il pecorino, se risulta troppo liquido aggiustare con il pangrattato. Formate delle polpette non tanto grosse e friggetele, intanto preparate il sugo sfriggendo la cipolla a cui aggiungete la polpa di pomodoro,sale e pepe. Quando il sugo si sarà ristretto mettete i capperi e le polpette,fate insaporire il tutto e servitele calde..deliziose!


martedì 3 aprile 2012

IL MITO DI DAFNE

Il Dio fluviale Peneo emerse dalle acque e si appoggiò alla riva girò gli occhi lungo il fiume e sorrise a vedere la sua figlia prediletta, Dafne, che si lavava i lucenti capelli verde oro. Era una splendida mattina d'estate, l'aria era calma e immobile...eppure la giovane avvertiva un senso di minaccia. Persino le rondini sembravano gridare "pericolo!"...Continuando a lavarsi i capelli mormorò così una preghiera a sua Madre Gea e la terra le rispose con un brivido di rassicurazione.
Dafne aveva ragione di preoccuparsi per la sua vita che verrà stravolta a causa dei capricci di due divinità: Apollo e Eros.
Racconta infatti la leggenda che un giorno Apollo, fiero di aver ucciso a colpi di freccia il gigantasco serpente Pitone alla tenera età di 4 giorni, incontra Eros che era intento a forgiare un nuovo arco e si burlò di lui, del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni degne di gloria. Eros, il dio dell'amore,ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta: prese due frecce, una spuntata e di piombo, destinata a respingere l'amore, che lanciò nel cuore di Dafne e un'altra ben accuminata e dorata, destinata a far nascere la passione,che scagliò con violenza nel cuore di Apollo. Da quel giorno Apollo inziò a vagare disperatamente per i boschi alla ricerca della Ninfa Dafne, perchè era talmente grande la passione che ardeva nel suo cuore, che lontano da lei era una vera sofferenza. Alla fine riuscì a trovarla...proprio lì al fiume.
Apollo di nascosto guardava Dafne mentre si lavava i capelli che rovesciadoli indietro, avevano creato una cascatella di goccioline che parevano arcobaleni. Proprio allora Apollo sbucò fuori dagli alberi e allungò una mano per catturare le gocce trasformandole in minuscoli gioielli:"Per te mia bellissima", disse il giovane protendendo la mano. Dafne si ritrasse e per paura di quel giovane sconosciuto si copri gli occhi con un braccio, ne approfittò Apollo per cingerla alla vita e rapirla scappando nel bosco. Dafne urlando cominciò a scalciare più forte che poteva e riuscì a liberarsi e a correre via invocando aiuto alla Madre Gea...improvvisabente rallentò il passo e quando abbassò gli occhi vide che dai piedi germogliavano radici,le sue braccia si sollevarono verso il cielo divenendo flessibili rami, il suo corpo sinuoso si ricoprì di tenera corteccia, i suoi bellissimi capelli si mutarono in foglie di un aroma caldo e fragrante..e il suo delicato viso svanì fra le fronde.
Dafne si era trasformata in un leggendario e forte albero che prese il nome di ALLORO. La trasformazione era avvenuta sotto gli occhi di Apollo che disperato abbracciava il tronco nella speranza di riuscire a ritrovare la sua dolce Dafne.
Il Dio Apollo proclamò che la pianta d'alloro sarebbe stata sacra al il suo culto e segno di gloria, da porsi in capo dei vincitori.




IL MITO DI CLIZIA

Clizia, una giovane Ninfa, essendo innamorata di Apollo, Dio del Sole, lo seguiva con lo sguardo ininterottamente mentre lui guidava il suo carro infuocato in tutto l'arco del cielo. Apollo lusingato da tanta devozione ricambiò il sentimento e fini per sedurre la giovane Ninfa. Ma ben presto Dio Sole si invaghì di un'altra donna di nome Leucotoe, figlia del re Orcano. Apollo era talmente innamorato della giovane che, per possederla, si trasformò nella madre di lei per poter entrare nella sua camera ed amarla. Clizia saputo il tradimento, per vendicarsi, rivelò il segreto al padre della giovane,che la punì seppellendola viva.
Apollo disperato della atroce fine di Leucotoe non volle più vedere Clizia. La Ninfa, straziata dal rifiuto, non seppe darsi pace e trascorreva le giornate sdraiata sulla terra, nutrendosi solo di brina e delle sue stesse lacrime,guardando ininterottamente Apollo che attraversava il cielo con il suo carro infuocato e che mai non le rivolgeva lo sguardo. Lentamente consumata dal rifiuto e dall'amore per il suo Dio del Sole, si irrigidì, i suoi piedi si conficcarono nel terreno, i suoi capelli divennero gialle corolle e in fine morì' o meglio s'annullò come essere umano, divenendo un fiore, il girasole,che come la ninfa in vita segue, cambiando inclinazione, l'andamento del Sole...Il grande perduto amore di Clizia.


lunedì 2 aprile 2012

FRA LE PANSE'

Dentro al vaso di pansè
vorrei sapere cosa c'è?
Quando annaffio la piantina
vedo spuntare una codina
di me ha paura e ferma stà
si bagna ma non se ne và,
piano piano guardò cos'è
ma d'un tratto più non c'è?
Scappa via è una lucertolina!
Bagnata e impaurita poverina.



FILIPPO

Al mio paese in un praticello
ieri ho visto un bell'asinello
stava sdraiato all'ombra di un pioppo
strano, mi han detto si chiama Filippo.
Prima viveva in un bosco di salci
con dei cavalli che gli davano i calci
adesso è da solo ma si sente beato...
Meglio da solo che male accompagnato!